Etichette: questo mondo misterioso e indecifrabile. Vi è mai successo di nutrire qualche dubbio sulle indicazioni dei prodotti che si leggono al supermercato, che a volte sono molto precise e altre più generiche? Sarà capitato a tutti di avere a casa un alimento scaduto e di avere avuto dei dubbi sul consumarlo o no.
Magari quella passata di pomodoro, da consumarsi entro il 2017 ed è il primo gennaio 2018? Oppure quella maionese scaduta da uno o due giorni che però ci sembra ancora buona ma è scaduta proprio due giorni fa. Forse la confusione deriva dal fatto che esistono due modalità di determinare la conservazione degli alimenti: il TMC, o termine minimo di conservazione e la data di scadenza. Vediamo insieme quali sono le differenze principali fra queste due diciture.
Il TMC o termine minimo di conservazione
Il termine minimo di conservazione corrisponde alla dicitura "da consumarsi preferibilmente entro" che si trova indicato sulle confezioni di molte tipologie di alimenti. Esso indica il periodo di tempo entro cui l'azienda produttrice garantisce il mantenimento delle qualità e caratteristiche dell'alimento in questione.
Le caratteristiche sono garantite solo nel caso vengano rispettate le condizioni di una corretta conservazione e sono garantite sia le caratteristiche organolettiche (il sapore, la fragranza, la consistenza) che le caratteristiche nutrizionali (fibra, vitamine, sali minerali). Questa sigla si riferisce quindi all'aspetto qualitativo e nutrizionale di un alimento e non ha a che vedere con la sicurezza.
Lo potete trovare indicato sulle confezioni degli alimenti secchi come la pasta o il riso, ma anche scatolame, biscotti e prodotti a lunga conservazione.
La data di scadenza
Altro discorso è quello che riguarda la data di scadenza di un prodotto. La dicitura che la indica è “da consumarsi entro” e si riferisce al termine oltre il quale l'alimento non è più sicuro per il consumo.
Consumare un prodotto dopo che è scaduto, rappresenta un potenziale pericolo per il consumatore e la vendita dopo la data indicata è vietata per legge. Gli alimenti che possiedono una data di scadenza e non un termine di conservazione minimo sono tutti gli alimenti che sono facilmente deperibili dal punto di vista microbiologico, come i latticini (il latte fresco e i formaggi), le uova, il pesce fresco e tutti i tipi di carne.
Consumare uno di questi prodotti dopo la data di scadenza, può essere pericoloso perché i prodotti freschi sono soggetti a proliferazione batterica e a deperibilità dal punto di vista microbiologico. La data di scadenza si riferisce sempre ad una data precisa nella forma giorno, mese, anno, mentre il termine minimo di conservazione indica un periodo più generico, ad esempio "da consumarsi entro il 2018" o da "consumarsi entro aprile 2018".
Consigli per una spesa efficace
Per combattere gli sprechi alimentari, è fondamentale fare attenzione alle indicazioni riguardanti la data di scadenza e il termine minimo di conservazione nei prodotti che acquistiamo. Quante volte vi è capitato, durante la spesa settimanale, di comprare più cibo del necessario e poi doverlo buttare a confezione integra perchè scaduto?
Per non sprecare cibo inutilmente, è utile imparare a combattere gli sprechi organizzando la spesa in modo intelligente. Come? Al supermercato dovremmo impiegare qualche minuto in più per comprare prodotti che scadono in là nel tempo o, se compriamo prodotti in offerta, con una data di scadenza o un TMC prossimi, organizzarci per consumarli per primi durante i nostri pasti settimanali.
Un altro metodo per evitare gli sprechi, è quello di consumare i prodotti forniti di termine minimo di conservazione anche se hanno oltrepassato la data di poco, ovviamente dopo aver controllato che l'alimento sia in perfetto stato. Da non dimenticare infatti, che il TMC è solo un'indicazione orientativa.